Formazione per il lavoro nelle carceri.

"non c’è pace senza Giustizia, ma non c’è Giustizia senza Misericordia"

Formazione per il lavoro nelle carceri.

Le parole di San Giovanni Paolo II ben riassumono il tema della Giustizia e dell’esecuzione penale: “non c’è pace senza Giustizia, ma non c’è Giustizia senza Misericordia”.

La Costituzione dispone che le pene debbano tendere alla rieducazione del condannato o meglio ad un suo cambiamento interiore che ne consenta il reingresso a pieno titolo nella società civile.

Il percorso interiore che ogni condannato deve compiere ha bisogno di stimoli, esempi positivi da emulare, umana solidarietà e l’indicazione di una possibile strada del reinserimento che lo valorizzi come persona e ne sostenga la dignità.

Da questo punto di vista la formazione professionale, l’acquisizione di competenze lavorative e l’attività lavorativa stessa sono il fulcro della sua redenzione sociale. Contrastano l’ozio, la depressione, la maturazione del senso di inutilità, il degrado della persona, la disperazione conseguente anche il fatto di non avere nessuna copertura per fronteggiare il costo della vita. Favoriscono al contrario l’autostima, il senso di legalità, la motivazione, la fiducia in se stessi e quella degli altri, la soluzione di parte di certi problemi che riguardano l’intera società civile e quindi anche dei nostri, con la convinzione che promuovere la solidarietà in tema di lavoro, non vuole assolutamente dire rinunciare all’efficienza e ai canoni di una sana economia.

La società civile deve sentirsi pienamente coinvolta e parte attiva di questo delicato processo di cambiamento offrendo all’uomo, ancorché detenuto, l’occasione per riscattare se stesso, adoperarsi a favore delle vittime dei reati e “contribuire al progresso materiale o spirituale della società” (art 4 Cost).

L’accoglienza e la disponibilità a farsi carico del reinserimento delle persone condannate deve essere un comune sentire di ogni cittadino e delle istituzioni per creare un ponte che consenta di rimuovere quanto sia di “ostacolo al pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art 3 Cost).

A ben vedere tale approccio è l’unico ad offrire le migliori chance per contrastare efficacemente il senso di insicurezza che oggi attanaglia la società civile e per mettere in atto le più efficaci strategie di prevenzione sociale. 


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