Con agricoltura oggi si identifica la “filiera agro-alimentare” che parte dal campo per finire alla tavola ( e oltre, considerando lo sviluppo delle iniziative per minimizzare gli scarti alimentari.)
L’approccio from farm to fork , inizialmente coniato dalla Commissione Europea per definire un nuovo approccio globale alla sicurezza degli alimenti, identifica oggi un sistema di produzione-trasformazione sempre più integrato e sinergico fra la componente della produzione primaria e quella della trasformazione.
I dati ISTAT ci dicono che, con oltre 31,5 miliardi di euro correnti l’Italia si conferma nel 2017 al primo posto tra i paesi Ue per il livello del valore aggiunto, mentre il Ministero per lo sviluppo Economico sottolinea come l’industria agroalimentare sia il secondo settore manifatturiero italiano, con oltre 130 miliardi di euro di fatturato.
Questo settore affronta diverse sfide, prime fra tutte quella del cambiamento climatico e della sostenibilità sociale e ambientale. Per la prima si tenga presente che le “job vacancies” legate al tema “climate changes” riportate dai siti internazionali di “cacciatori di teste” sono, da alcuni anni, misurate in migliaia.
Per la seconda è netta la necessità di formare nuovi professionisti dell’agro-alimentare che riescano a far mantenere gli attuali livelli di produzione con un ridotto impatto ambientale, senza però cadere nella trappola di un “ambientalismo romantico” che non può essere compatibile con le necessità di mantenere dei livelli produttivi e qualitativi elevati.